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Cecità

Aggiornamento: 1 mar

Uomini fatti metà di indifferenza e metà di cattiveria sono quelli che Saramago descrive in questo romanzo. Il motivo è da ricondurre a un’epidemia che rende progressivamente cieca l’intera popolazione. I primi malati vengono rinchiusi in un vecchio manicomio con l’obiettivo di contenere il contagio. Le istituzioni si prendono cura di loro finché l’epidemia diventa incontrollabile. A quel punto, coloro che sono stati segregati vengono dimenticati e abbandonati a loro stessi. Inizia una guerra feroce per il cibo e il potere dove tutto è lecito: pestaggi, violenze, stupri, incendi, omicidi.

Saramago non risparmia niente al lettore, non passa sopra neanche ai particolari più crudi. La sua narrazione è così realistica ed efficace che ci si trova a soffrire, preoccuparsi, compiangersi, disperarsi e sperare insieme ai personaggi della sua storia.

Leggendo il romanzo si capisce come la malattia sia solo un pretesto per mostrare quei meccanismi interni alla società che sono talvolta latenti, ma che esistono da sempre.

Non a caso Saramago non precisa il luogo, il tempo e nemmeno i nomi dei personaggi. Sembra volerci dire che la storia che racconta potrebbe succedere ovunque, a chiunque, in qualsiasi momento.

La sua cifra stilistica è unica: spariscono i due punti e le virgolette nei dialoghi. La successione degli eventi è raccontata in modo frenetico e ci proietta perfettamente nel caos di sensazioni che vivono i protagonisti delle vicende. Saramago non ci risparmia nessuno degli aspetti peggiori dell’uomo: cinismo, cattiveria, indifferenza, prevaricazione.

Solo nel finale arriva un messaggio di speranza. Finché conserveremo la sensibilità e la voglia di aiutare gli altri non ci ridurremo a esseri fatti metà di indifferenza e metà di cattiveria.

Concordo col valore del messaggio ma, per il mio gusto personale, è troppo buonista e utopico. Dopo tanto pragmatismo mi sarei aspettata un finale più realistico.

Questo romanzo resta comunque fra i miei preferiti in assoluto.

Sconsigliato per la crudezza a lettori troppo sensibili.


José de Sousa Saramago (19222010) è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta, critico letterario e traduttore portoghese, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1998.

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Ciao, sono Eleonora Scali e sei sul mio blog

qui sotto, un estratto dal mio romanzo #Ciaopoveri


La malattia era progredita in modo veloce e brutale, una realtà impossibile da comprendere se non vissuta, ma Asia l’aveva già sperimentata anni prima, assistendo la madre. Adesso era il suo turno. Circondata da macchinari per muoversi, mangiare, respirare, dormire, non era più in grado nemmeno di parlare. L’unica cosa che poteva fare era pensare. E non c’era condanna peggiore. Mentre il suo corpo smetteva di funzionare, la sua mente era vigile, percepiva il dolore e la pietà di quelli che la circondavano.

«Asia, luce dei miei occhi, sei sveglia?» la voce di Pietro si mescolò al rumore del respiratore che pompava ossigeno nei suoi polmoni e a quello del pulsossimetro che controllava i battiti cardiaci.

«Svegliati, pigrona, ho una sorpresa per te.»

Asia aprì gli occhi. Pietro era davanti a lei con un vassoio che profumava di caffè e croissant. Le sarebbe piaciuto bere quel caffè e addentare un croissant, se solo fosse riuscita a muoversi.

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La vita pigra e scintillante di due giovani miliardari viene stravolta da un evento inaspettato: dovranno guardarsi da truffe, pericolosi criminali e perfino dalle persone che dicono di amarli.





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