“I giorni dolci” è un giallo molto ben congegnato: due uomini e una donna muoiono in circostanze misteriose in un albergo per povera gente che, secondo superstizioni popolari, è infestato da spiriti maligni. Sono incaricati dell’indagine il magistrato Fati e il capo della polizia Admir.
L’autrice è molto brava a gettare sospetti su chiunque conoscesse le vittime o avesse qualcosa a che fare con loro.
Gli elementi che rendono questo romanzo particolarmente interessante sono l’ambientazione in Albania negli anni della dittatura comunista di Enver Hoxa e il modo il cui è scritto. La narrazione è eccelsa e crea atmosfere, ambientazioni e dialoghi che richiamano alla mente opere Kafkiane come “Il processo” e certi racconti di Dostoevskij. Ne “I giorni dolci” ho ritrovato la stessa atmosfera rarefatta, cupa e lugubre di quelle opere; è forte il senso di isolamento, abbandono e malessere dei personaggi così come l’ineluttabilità di un destino già segnato (nello specifico, da un regime che priva le persone di ogni progetto e speranza).
Ho letto diverse opere di Silvia Iside, tutte molto buone, ma questa le supera di gran lunga sia dal punto di vista della trama che dello stile.
Consigliatissimo.
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