Come incatenarsi a un editore e vivere infelici
- eleonorascali
- 14 mar
- Tempo di lettura: 7 min

Mai tagliarsi i capelli da sola la sera prima di un evento importante; mai tentare di montare mobili dell'IKEA senza seguire le istruzioni e, soprattutto, mai firmare un contratto di edizione senza averlo fatto leggere e valutare da un legale specializzato in materia.
Se stai leggendo questo articolo, probabilmente sei un aspirante scrittore o un autore alle prime armi che ha appena ricevuto un contratto editoriale e deve valutarlo.
Sembra facile, ma non lo è.
Io ci sono passata.
Ecco come ho venduto la mia anima (letteraria) per dieci anni a un diavolo di editore, convinta di aver vinto un posto in paradiso.
La ricerca del Santo Graal: un editore che dica "sì"
Quando completai il mio primo romanzo, una quindicina di anni fa, ero convinta (come ogni neo-autore) di aver creato un capolavoro.
L’entusiasmo era alle stelle, così ho feci quello che fanno tutti gli scrittori in erba: spedii il manoscritto a qualsiasi GRANDE casa editrice che trovai online, certa che qualcuno si sarebbe accorto del mio genio.
Risultato? Silenzio assoluto o laconiche risposte standard: "Ci spiace ma il suo manoscritto non rientra nella nostra linea editoriale."
In altre parole: "No."
Dopo mesi di rifiuti e silenzi, cominciai a ricevere delle offerte.
Evviva! Il mio libro piaceva!
Peccato che fossero tutte proposte di editori a pagamento, che volevano costringermi a comprare centinaia di copie del mio libro.
No, lo dissi io, stavolta. Stampare un libro potevo farlo anch’io con la tipografia sotto casa e spendendo molto meno.
Arriva l'editore-Principe-Azzurro a cavallo del suo destriero
Finalmente un editore serio mi rispose.
Il titolare aveva lavorato vent’anni nel famoso colosso fiorentino Le Monnier e poi si era messo in proprio. La sua casa editrice, sebbene piccola, sembrava promettente.
Il contratto che mi propose era un vero contratto editoriale! Gratis, senza richieste di acquisto copie o altre forme di pagamento!
Pensai di aver vinto alla lotteria.
Da scrittrice coscienziosa, feci leggere il contratto al mio avvocato di famiglia.
"Sì, è in regola, puoi firmare", mi disse.
E io, giovane e ingenua, firmai senza pensarci due volte.
Poi mi accorsi di aver fatto una cazzata
Finalmente pubblicata, cominciai a scoprire quale capestro mi ero messa al collo.
Mi ero legata a quell'editore per dieci anni. Praticamente, un ergastolo editoriale. Una piccola e neonata casa editrice (come quella con cui avevo firmato io), in genere, stipula contratti di due-tre anni al massimo, ma io allora non lo sapevo.
Clausola di opzione. Ogni libro che avrei scritto nei dieci anni successivi avrei dovuto proporlo prima a loro. Se erano interessati, avrei dovuto rinnovare il contratto con loro, altrimenti avrei dovuto attendere il loro rifiuto per poterlo proporre ad altri.
Clausola di prelazione. Se avessi trovato un altro editore, il mio editore di allora avrebbe avuto la possibilità di pareggiare l'offerta e pubblicare il mio libro. Quindi, anche se qualcun altro fosse arrivato con una proposta, quell'editore avrebbe potuto tenermi legate a sé ugualmente.
Clausola di non concorrenza. Per tutto il periodo contrattuale, non potevo autopubblicare né sottoporre ad altre case editrici opere dello stesso genere di quella pubblicata con loro.
Royalties ridicole. Non sapendo a quanto ammontava la percentuale standard, avevo accettato le royalties proposte dalle editore (più basse del normale) e che sarebbero scattate solo dalla duecentounesima copia venduta in poi.
I guadagni sulle prime 200 copie, praticamente li ho regalati all’editore.
Penale per lo scioglimento anticipato. Se avessi voluto liberarmi di questo incubo, avrei dovuto pagare una cifra talmente alta (oltre alla parcella dell’avvocato che avrei dovuto assumere) da farmi desistere anche solo dall’idea.
Parte di questa tragedia fu dovuta alla lunga esperienza lavorativa di quel tizio dentro una grande casa editrice, cosa che io avevo valutato come nota positiva.
In pratica, il contratto che mi propose ricalcava in toto quelli che, di norma, offrono i giganti del settore. Peccato che lui, invece, fosse una pulce.
Come si fa a essere tanto ingenui?
Se hai letto fin qui, probabilmente starai pensando: "Come si fa a essere tanto ingenui?"
Te lo dico io: basta essere un autore alle prime armi, inesperto e affamato di pubblicazione.
Ecco cosa avrei dovuto fare per evitare tutto questo:
Far leggere il contratto a un avvocato specializzato in diritto editoriale. Non un avvocato qualsiasi, ma qualcuno che conoscesse il settore e come tutelare i MIEI interessi di autrice.
Non firmare senza aver ben compreso le implicazioni di ogni singola clausola. Il mio povero avvocato di famiglia non sapeva un tubo di editoria. Controllò solo che il contratto non violasse palesemente norme legali in genere.
Chiedere spiegazioni sul perché sarei stata pagata così poco e solo dopo un tot di copie vendute. Ma non sapevo che non era la norma, tantomeno lo sapeva il mio inesperto avvocato.
Chiedere consiglio ad autori con più esperienza. Trovarli, però… Ancora oggi, a distanza di 15 anni, non mi risulta che ci siano autori esperti che regalano informazioni sulla pubblicazione. Solo io lo faccio.
Vuoi sapere come ne sono uscita?
Mentre la corda decennale stringeva il mio collo, ho continuato a scrivere e ho prodotto un altro romanzo.
Non volevo pubblicarlo con quell’editore, ma dovetti presentarglielo per rispettare il diritto di prelazione e opzione.
Pregai che lo rifiutasse, così da poterlo proporre ad altri. Aspettai mesi una sua risposta. Gli scrissi mail, provai a contattarlo sui social e al telefono.
Silenzio.
Finalmente scoprii che aveva cessato l’attività. Peccato, però, che il mio romanzo risultasse ancora in vendita su Amazon e su tutti gli altri store.
Ho dovuto penare parecchio per dimostrare ad Amazon che l’editore aveva chiuso, far togliere il mio romanzo dalla vendita e rientrare in possesso dei diritti di pubblicazione.
Quindi, in pratica, ne sono uscita solo perché l'editore ha chiuso. Pazzesco!
Ho imparato la lezione nel modo più duro e oggi condivido la mia esperienza con te, così che tu possa evitare trappole del genere.
Se sei in procinto di firmare un contratto editoriale, fermati un attimo e fatti queste domande:
Capisco davvero tutte le clausole?
Posso parlarne con un esperto prima di firmare?
Questo contratto mi permette di crescere come autore o mi incatena per anni?
Se anche solo una di queste risposte ti lascia in dubbio, non firmare.
Articoli di approfondimento:
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Chi è Eleonora Scali?
Scrivo da quasi un ventennio. Ho pubblicato con l’editoria tradizionale, in self, tramite concorsi letterari, su antologie multi-autore e su riviste letterarie. Mi sono servita di editor, cdb e agenzie. Ecco perché sono in grado di spiegare ai neo-autori come pubblicare consapevolmente evitando errori e fregature.
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