
Alla domanda se serve o meno la partita iva per pubblicare, in rete si trovano le informazioni più varie e fantasiose, talvolta contraddittorie, talvolta di parte a seconda della fonte: forum, piattaforme di self, sedicenti esperti di editoria.
Ognuno di loro, spesso, racconta una parziale verità o la versione che gli fa più comodo in base a cosa ti devono vendere o alla scelta che vogliono farti fare.
Fra gli autori la confusione regna sovrana.
Qualcuno sostiene che la partita iva un autore deve averla indipendentemente dal fatto che pubblichi con un editore o in self, qualcun altro che è a scelta dell’autore o che dipende dal fatto che svolga anche un altro lavoro o meno, altri ancora, che aprire la partita iva o meno dipende da quanto si guadagna effettivamente dalla vendita dei propri libri.
Siccome sono una che alle cose ci vuole arrivare in fondo e capirle per bene, mi sono affidata alla parola di uno studio di commercialisti specializzato in normativa fiscale-editoriale in tema di vendite in self-publishing con Amazon e con altre piattaforme.
Sto parlando dello studio Allievi. Lo trovi all’indirizzo www.studioallievi.com
Ho ascoltato un’intervista di oltre un’ora che Chiara Beretta Mazzotta (titolare dell’omonima agenzia editoriale) ha fatto al Dott. Allievi, ponendogli domande precise sulla fiscalità in ambito editoriale.
Qui trovi il LINK ALL’INTERVISTA:
Ecco cosa ho appreso.
La legge italiana in materia fiscale dice che…
Sei tenuto a dichiarare i redditi ricavati da qualunque attività che generi un’entrata (che siano un euro o mille).
Gli adempimenti e le procedure, però, cambiano a seconda che tu percepisca un compenso da terzi (nel nostro caso significa da un editore o da chiunque ne faccia le veci) o che tu agisca in prima persona (nel nostro caso quando ti autopubblichi).
Se sei sotto contratto con un editore, non ti serve la partita iva.
A fronte della cessione dei diritti d’autore, l’editore ti paga le royalties ed è lui a dover agire come sostituto d’imposta.
Al momento dell’erogazione del compenso, deve effettuare la trattenuta fiscale prevista per legge e ti deve fornire la certificazione unica dei compensi.
Tu, autore, sei comunque tenuto a dichiarare questi redditi.
Per farlo è sufficiente inserire questi redditi diversi nel quadro RL della tua dichiarazione dei redditi.
Se c’è qualcos’altro da pagare oltre a quanto già versato dall’editore, te lo dirà il tuo commercialista.
Per quanto riguarda l’auto-pubblicazione, la materia è un po’ più complessa perché bisogna fare una distinzione fra:
1) piattaforme che agiscono come una sorta di casa editrice
2) piattaforme che si limitano a fornire uno spazio commerciale
.
Youcanprint, ad esempio, appartiene alla prima categoria. Parlo anche per esperienza diretta, perché ho pubblicato alcune cose con loro e conosco bene il loro modus operandi.
Amazon, invece, appartiene alla seconda categoria. Legalmente, come ha ben spiegato il Dott. Commercialista Allievi, Amazon si configura come spazio commerciale (market place) dove qualsiasi azienda può vendere i suoi prodotti. Dunque, non è un editore né si comporta come tale.
Vediamo i due diversi casi nel dettaglio.
Se pubblichi con YCP non ti serve la p.iva
Ufficialmente, YCP è una piattaforma di autopubblicazione.
Infatti, per certi aspetti, si comporta da piattaforma di self.
Ovvero:
non chiede all’autore la cessione dei diritti (come fanno gli editori)
non lega l’autore a una tempistica contrattuale (come fanno gli editori). Il rapporto si può sciogliere in qualsiasi momento con una semplice comunicazione scritta.
non impone il suo logo/nome sui libri che pubblica (come fanno gli editori) a meno che tu, self-publisher, non lo voglia espressamente. Io lo sconsiglio perché avere la dicitura Youcanprint in copertina non è un pregio e non ha nessun valore.
Tuttavia, per altri aspetti, YCP si comporta da editore, ovvero:
1) fornisce l’ISBN e la registrazione legale dell’opera, due fattori che identificano YCP come editore. Il terzo blocco di cifre dell’ISBN, che sono 5 numeri, identifica infatti un singolo editore o un marchio editoriale e YCP ha il suo identificativo.
2) stabilisce il prezzo di vendita. Ufficialmente dichiara di suggerirlo, ma in pratica l’autore ha poco margine di manovra perché, al di sotto della soglia minima stabilita da YCP non può andare e se l’autore vuole proprio applicare al suo libro un prezzo più basso rispetto a quello consigliato, da contratto, YCP gli può chiedere di rinunciare a una parte delle sue royalties, sue dell’autore.
3) YCP si occupa di distribuire le opere che vengono pubblicate con lui su tutte le piattaforme di vendita online (Amazon, Feltrinelli.it, Mondadori.it, IBS.it ecc.), una pratica normale per gli editori. Va detto che, pubblicando con YCP, l’autore ha facoltà di decidere sia se vuole essere distribuito (magari vuole il libro stampato, ma solo per tenerlo per sé), sia dove vuole essere distribuito, ovviamente per sottrazione rispetto all’offerta di YCP.
Pubblicando con un editore non hai questa facoltà decisionale, è lui a decidere su quali canali distribuisce.
Producendo il tuo libro con KDP puoi andare diretto su Amazon, ma se vuoi mettere in vendita il tuo libro anche su altre piattaforme devi provvedere da autonomamente.
4) YCP distribuisce anche nelle librerie, cioè rende il libro ordinabile in libreria come fanno normalmente gli editori. La differenza sta nel fatto che – diversamente dagli editori tradizionali – per YCP la distribuzione in libreria è un servizio a pagamento.
5) YCP può accordare un prezzo scontato alle librerie. Se la libreria chiede un prezzo di copertina inferiore a quello che è stato stabilito fra l’autore e YCP, YCP è autorizzata (per contratto con l’autore) a concederlo, facoltà, anche questa, tipica degli editori.
6) Fiscalmente, YCP si comporta come un editore, ovvero retribuisce l’autore con una percentuale del prezzo di copertina sul numero di copie vendute, trattiene una percentuale di guadagno per sé (che esula dai costi di stampa) e agisce come sostituto d’imposta, cioè effettua le trattenute previste per legge e rilascia all’autore la certificazione unica da allegare alla dichiarazione dei redditi.
Esattamente come fanno gli editori.
Se pubblichi con Amazon devi avere la partita iva
Come ho già accennato, per la legge italiana Amazon si configura come spazio commerciale (market place), un negozio virtuale dove qualsiasi azienda può vendere i suoi prodotti.
Ti ricordo che non lo dico io, ma il Dott. Allievi, titolare dell’omonimo studio di commercialisti specializzati in normativa fiscale-editoriale in tema di vendite in self-publishing e con Amazon o piattaforme straniere analoghe.
Amazon, dunque, non è un editore e nemmeno un fornitore di servizi editoriali.
È vero che il software per pubblicare (Kindle Direct Publishing) è di sua proprietà, ma lo mette a disposizione di chiunque gratuitamente – dunque non vende niente in tal senso – e gli utenti lo utilizzano in totale autonomia per produrre da soli il loro prodotto.
Quando ti autopubblichi su questa piattaforma, all’atto pratico, svolgi attività d’impresa perché:
sei il produttore del tuo libro (lo hai realizzato tu, in totale autonomia, ed è di tua esclusiva proprietà);
lo vendi in modo continuativo (che tu ne smerci una copia o mille, il prodotto è a disposizione dei clienti 365 giorni all’anno);
ti pubblicizzi (perché il tuo libro è in una vetrina visibile a chiunque 365 giorni all’anno).
Per il regime fiscale italiano, queste caratteristiche ti rendono un imprenditore a tutti gli effetti e dunque soggetto al possesso di partita iva.
Le royalties che percepisci da Amazon sono riferite alla vendita del prodotto-libro, non alla cessione dei diritti d’autore e sono compensi lordi, quindi soggetti a tassazione.
Per essere in regola con la legislazione italiana in materia fiscale, dovresti aprire la partita iva prima di pubblicare qualsiasi cosa su Amazon perché, sempre per la legge, non stai pubblicando, stai mettendo in vendita all’interno di uno spazio commerciale un tuo prodotto.
Per la legge, che tu utilizzi Amazon per vendere un libro, un capo di abbigliamento, dei tappeti o delle pentole non fa differenza, sei comunque un imprenditore.
Questa scoperta spaventa un po’, vero?
Sono quasi sicura che pochissimi autori che si auto-pubblicano su Amazon o su piattaforme marketplace similari sono a conoscenza di quanto ho appena detto e che la maggior parte dei self-publisher su Amazon non ha aperto la partita iva e nemmeno ha pensato di doverlo fare.
Questi autori sono liberissimi di continuare a vendere il loro libro senza partita iva, tuttavia, ora sono consapevoli che stanno violando la legge ed evadendo il fisco.
Non succederà mai (mi auguro per loro), ma se un giorno l’agenzia delle entrate gli chiederà conto di questa attività commerciale che stanno svolgendo e delle entrate che ha generato, dovranno pagare le tasse e anche le sanzioni.
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Ciao, sono Eleonora Scali e sei sul mio blog
Scrivo da quasi un ventennio. Ho pubblicato con l’editoria tradizionale, in self, tramite concorsi letterari, su antologie multi-autore e su riviste letterarie. Mi sono servita di editor, cdb e agenzie. Ecco perché sono in grado di spiegare ai neo-autori come pubblicare consapevolmente evitando errori e fregature.
In questo blog parlo dei libri che leggo e di quelli che scrivo; fornisco consigli agli aspiranti scrittori e racconto di me stessa come donna e come autrice. Scopri i miei romanzi
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