Aggiornamento: 24 nov 2022

Da appassionata di qualunque forma di arte, quando ammiro un quadro, una scultura, l’architettura di un edificio o un qualsiasi oggetto che richiede inventiva e tecnica, mi domando sempre come sia stato realizzato. Mi piacerebbe tanto vedere l’artista all’opera e conoscere i retroscena delle fasi creative.
Un romanzo, forse, non ha lo stesso fascino del David di Michelangelo, del levar del sole di Monet o della Grande Muraglia. In fondo sono solo parole su carta eppure, vi garantisco che dietro c’è tanto studio e fatica quanto in qualsiasi opera d’arte.
Mi sono chiesta quanto i lettori sappiano del mestiere di scrittore. Se si siano mai domandati come nasce un romanzo, come lavora uno scrittore, come arriva alla pubblicazione.
Voi, lettori, vi siete mai fatti domande del genere?
Se l’argomento vi incuriosisce, seguite la rubrica "mestiere scrittore" di questo blog. Racconterò molti retroscena di un mestiere apparentemente facile perché tutti sappiamo scrivere: ce l’hanno insegnato a scuola. Ma saper scrivere fa di chiunque un “romanziere”?

Personalmente credo di no.
Quando lavoravo come addetta stampa scrivevo pezzi di taglio giornalistico, comunicati stampa o cartelle tecniche per gli addetti ai lavori.
Un giorno, ho sentito la necessità di raccontare una MIA storia e ho provato a scrivere un romanzo.
Sapete com'è andata?
NON ci sono riuscita.
Dopo aver buttato giù una cinquantina di pagine, mi sono "persa" anche se ero sicura di avere tutta la storia in testa. E non ho perso solo il filo della narrazione, mi sono resa conto di non avere gli strumenti: non sapevo come suddividere la trama in capitoli, come gestire le scene, i personaggi, dialoghi, le ambientazioni.
Insomma, non sapevo un tubo di come si scrive un romanzo, però una cosa chiara in testa ce l'avevo: dovevano esistere delle tecniche, un sistema, un metodo.
Sono andata a documentami su internet e ho scoperto l'esistenza di "scuole di scrittura". Oggi ce ne sono a dozzine, più o meno blasonate e costose e, aggiungo, più o meno utili. Ma allora - parliamo del 2005 - non c'era tanta scelta.
Per mia fortuna, sono cascata bene. Mi sono iscritta a un primo seminario (40 ore di lezione full-immersion solo sulla costruzione della trama) organizzato da "Inchiostro" della Del Miglio Editore. Ho trovato il docente, Enrico Rulli, molto preparato, bravissimo a spiegare e anche a far mettere in atto gli insegnamenti.
Da quel primo seminario, per diversi anni, invece delle classiche ferie al mare, mi regalavo una vacanza-studio per coltivare la mia passione per la scrittura.
Qualche foto di quelle vacanze-studio
In seguito ho riletto i libri che più mi avevano colpito con "occhio da scrittore" per carpirne i segreti, mi sono documentata sul mondo dell'editoria e sulle figure professionali (editori, editor, agenzie letterarie, correttori di bozze eccetera), insomma: ho studiato.
Immagino già le critiche di quelli che pensano che scrivere è una cosa di pancia e di cuore. Sì, ci vuole anche la pancia e il cuore, non lo nego, ma serve anche lo studio, la tecnica e la conoscenza del settore se l’obiettivo è essere pubblicati e letti.
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Ciao, sono Eleonora Scali e sei sul mio blog

un brano tratto dal mio romanzo "Prove tecniche di solitudine"
Karina beve un sorso di caffè e mormora: «Forse dovrei fare delle sedute di psicoterapia.»
«In pratica le stiamo facendo. Non c’è niente di più terapeutico che buttare fuori i pesi che ci portiamo dentro.»
«Sì, ma poi servono decisioni e azioni.»
«Quelle vengono dopo, qualche volta anche per caso. A me è successo con un corso di scrittura.»
«Un corso di cosa?» Karina mi guarda.
«Una scuola dove insegnano come scrivere un romanzo. Era uno dei tanti desideri a cui avevo rinunciato per senso del dovere. Mi preoccupava assentarmi dal lavoro, buttare via soldi per una cosa tanto futile, mi dicevo: “Chissà cosa ne penseranno i miei genitori.” Me ne sono fregata di tutto e mi sono iscritta. Per me è stato un passo importante. Questo viaggio è stato un altro passo importante. E quando torno in Italia voglio fare molti altri passi. Voglio prendere lezioni di pianoforte, partecipare ai casting per un talent-show canoro, organizzare un altro viaggio.»
«La Nuova Zelanda ti ha reso proprio nuova.»
«Di sicuro mi ha dato una bella scossa.»
Battiamo insieme le tazze del caffè, in un brindisi a noi stesse.

Nuova Zelanda: il viaggio in solitaria di una donna disposta a sfidare le proprie paure.
Ne uscirà rafforzata e con nuove consapevolezze.