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Io avrò cura di te


I primi LP che ho posseduto nella mia vita, ascoltati sull'impianto stereo di papà, quello con la puntina che bisognava stare attenti a posizionarla bene o il vinile si graffiava, sono stati Thriller di Michael Jackson e La voce del Padrone di Franco Battiato.

Michael, purtroppo, ci ha lasciati prima del tempo. Un po' me l'aspettavo, troppo sopra le righe e irrequieto per condurre una vita normale. Ma Franco, no. Non so perché ma l'ho sempre pensato immortale. Forse perché la sua musica ci accompagna da più di quarant’anni, forse per quel suo sguardo stralunato, i capelli da pazzo, l'aria da "che me ne frega a me se ascoltate la mia musica a no" avevo sempre pensato a lui come a un'entità più che a carne e ossa.

C’è stato un periodo in cui l'ho perso di vista - di orecchia per essere più precisa.

Finché, un'estate a Sarteano, durante uno dei tanti corsi di scrittura che ho frequentato, una ragazza che partecipava e il marito che l'accompagnava improvvisano un intrattenimento musicale.

Lui suona la chitarra, lei canta. A un certo punto attaccano con «Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie…» L'ho presa per una preghiera, uno di quei canti che si ascoltano in chiesa la domenica.

Lei lo cantava con un tale trasporto che ne ho apprezzato ogni singola parola. Quando la canzone è finita ho detto loro: «è il testo più bello che abbia mai ascoltato. Di chi è?» È stato così che ho scoperto "La cura" di Battiato nonostante fossi una sua ammiratrice da tempo. Da allora l’ho sentita cantare da lui e da molti altri. Il pezzo resta un capolavoro, ma come l’ho sentito cantare da quella donna che guardava il marito negli occhi con amore, non l’ho mai più sentita.

Grazie maestro per le emozioni che ci hai regalato. Grazie di cuore anche a quella compagna di corso.

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